Profezia

E giunse l’alba e la città le vide.
Le fanciulle assopite sul selciato
senza respiro o quasi
senza destarsi tutt’a un tratto
misero fiori come i meli e i peschi
naturalmente
dal viso, dalle braccia, dalla curva
segreta del ventre, boccioli
che si fecero frutta sotto gli occhi
finalmente aperti dei passanti.

E i bambini raccolsero e gustarono.

E non c’era una mente che tracciasse
il confine del corpo
fra gemma e polpa, fra riserbo e dono
quando le fanciulle condotte dal sonno
misero frutta come i peschi e i meli
nel sole rinnovato
dal fondo della terra, dove il bene accade.

Agorafobia

Sono forestiero e conosco poco la città.
Oggi pomeriggio mi è accaduto di nuovo. Comincio a pensare che dipenda da me, da un qualche errore nel mio atteggiamento. So di non essere una persona con cui è facile rompere il ghiaccio. Alcuni dettagli del mio aspetto fisico sono più che criticabili, direi quasi sconcertanti. Non amo fare sport e non mi piace ballare. Nel complesso, ammetto di essere una persona fondamentalmente noiosa.
Sono uscito verso le quattro per godere un po’ della primavera. Non avevo una meta precisa. Ho imparato la strada fino alla libreria più vicina; so che poco più in là c’è un parco giochi con alcune panchine e uno spazio considerevole di cielo incorniciato dalle fronde dei platani. Volevo soltanto trascorrere un’oretta di grazia. Non intendevo causare sconcerto o dare fastidio.
Mi è bastato mettere il naso fuori di casa per accorgermi che le cose non andavano per il verso giusto.
La città era completamente deserta.
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